
POLIGNANO A MARE (BA) - RESTAURO DI UNA STRUTTURA AGRO-PASTORALE DELL'ABBAZIA DI SAN VITO .

Il complesso agro pastorale dell'Abbazia di San Vito è ancora organicamente inserito nel poco contaminato paesaggio circostante.
Le costruzioni, le murature di perimetrazione del confine, i muri a secco, la vegetazione, le corti irregolari sono tutti elementi caratterizzanti un insieme architettonico paesaggistico che, pur appartenendo al patrimonio storico minore, conserva il fascino e la suggestione di una civiltà che riusciva a trasformare il territorio conservando un perfetto equilibrio con l’ambiente.
L’insieme si manifesta come un’architettura che nasce primariamente dalle più essenziali esigenze di sussistenza, che ha subito nel tempo costanti mutazioni legate ad esigenze funzionali, in antitesi al patrimonio più nobile che contempla una più specifica ed unitaria progettualità.
Il valore riconosciuto di questi luoghi è legato a doppio filo con il territorio per ragioni molto pratiche. Il reperimento del materiale da costruzione delle cave a mare, l’ assecondamento della originale morfologia del territorio e la sua trasformazione all’ interno di un ciclo chiuso, hanno determinato un ancestrale e profondo rapporto tra costruito e paesaggio circostante, di fatto intuitivamente “percepibile” nella loro indissolubile unitarietà.
Gli indirizzi di tutela prescrivono il perseguimento di obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistico-ambientale che prevedono “la conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori e/o la mitigazione degli effetti negativi; massima cautela negli interventi di trasformazione del territorio”.
L’intervento soddisfa gli obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistico ambientale, in quanto prevede un restauro di tipo conservativo dei manufatti esistenti, la rimozione degli elementi detrattori rilevati e la salvaguardia e valorizzazione degli elementi caratterizzanti il contesto.
La nuova destinazione di tipo turistico - ricettivo proposta per il complesso è probabilmente la più compatibile con la migliore conservazione architettonico ambientale, in quanto si innesta in un contesto turisticamente attrezzato ed in fase di riqualificazione, dotato di spiagge, emergenze storico architettoniche di rilievo ed attrezzature varie di ristoro.
La filosofia di fondo che ha animato la proposta progettuale è quella di non tradire l’anima profonda di questi luoghi, indipendentemente dalle destinazioni finali e dai calcoli teorici di costi e benefici in termini economici. Il dialogo con l’identità si ritiene debba avvenire da una parte tramite un approccio estremamente conservativo e di riproposizione degli elementi degli elementi storicamente esistenti, dall’altra, laddove le esigenze del vivere richiedono nuove soluzioni, con la previsione di interventi che comunque possano dialogare con le caratteristiche dei luoghi.
Il progetto di rifunzionalizzazione prevede la realizzazione di n. 4 minialloggi, di cui tre nel lamione e uno nella torre. I piccoli corpi di fabbrica residui sono destinati ad ospitare le centrali impiantistiche ed i servizi dell’area piscina.
Tutti gli alloggi sono dotati di servizi igienici e zona cottura, e sono dimensionati e suddivisi in modo tale da raggiungere la massima compatibilità architettonica con l’esistente.
Al fine di evitare l’occultamento delle teorie di mangiatoie presenti nel lamione e di posizionare i servizi all’ interno del corpo di fabbrica, è prevista la realizzazione di una quinta muraria interna, opportunamente attrezzata sui due lati, che permette di non addossare arredi fissi agli elementi architettonici originari.
La parete, di spessore adeguato, ha un’altezza contenuta, quindi non interrompe la curvatura della volta e non inficia la spazialità originaria.
Il servizio igienico è coperto e diviso dall’angolo cucina da lastre di cristallo.
In linea con la filosofia di fondo precedentemente illustrata la proposta prevede:
- la corrispondenza delle cubature originarie anche per i volumi tecnici e gli spazi accessori;
- l’uso delle tecniche e dei materiali tradizionali del contesto territoriale e, ove possibile, il reimpiego di materiale architettonico di recupero;
- la mimetizzazione, con diverse soluzioni, degli elementi tecnologici;
- l’uso di elementi di arredo dal design essenziale per i servizi ed i nuovi inserimenti funzionali, in armonia con l’ascetico rigore delle architetture originarie.
La proposta prevede una gestione sostenibile della struttura, in parte attraverso il migliore utilizzo delle caratteristiche proprie delle fabbriche, in parte attraverso l’applicazione delle tecnologie “naturali” in grado di sostenerne in autonomia i consumi.
La grande inerzia termica delle murature e la ridotta dimensione delle aperture permette un basso apporto termico sia estivo che invernale. Si è pertanto evitata la previsione di nuove aperture sui prospetti, sia per la conservazione dell’assetto architettonico originario interno ed esterno, sia per evitare fattori di dispersione. Solo negli ambienti ricavati all’interno del lamione, al fine di garantire i necessari minimi parametri di illuminazione e ventilazione previsti dalle norme, sono state previste sottili aperture sul prospetto nord al di sopra delle mangiatoie, riproponendo una tipologia di varco di luce ed aria già presente nell’Abbazia di San Vito.
Il necessario benché minimo contributo termico estivo ed invernale per l’ottimizzazione del microclima interno, è ottenuto attraverso l’apporto di un impianto a pompa di calore modulare, totalmente mimetizzato, con diffusori occultati nelle mangiatoie e/o nelle nicchie presenti nelle murature ed opportunamente schermati.
E’ previsto inoltre il completo reimpiego delle acque meteoriche raccolte dalle coperture e dalle corti pavimentate, per gli scarichi idrici dei servizi, per le pulizie, per l’irrigazione e per l’alimentazione della piscina. Solo per i consumi eccedenti e per quelli potabili, si dovrebbe ricorrere all’ utilizzo dell’acqua pubblica.
Si ritiene utile sottolineare che la prevista pavimentazione delle corti in basole calcaree, posate a secco, con bordi accostati, ha come scopo principale di permettere la raccolta delle acque meteoriche, mantenendo filtrante la superficie complessiva pavimentata; cosi’ come le aperture sul prospetto nord sono necessarie per garantire il minimo di luminosita’ ed aerazione degli ambienti.
In sostanza sono state previste varianti necessarie ma “compatibili” con lo stato dei luoghi.
Gli interventi proposti in progetto per il recupero degli edifici comprendono il restauro e consolidamento dei paramenti murari e le opere di integrazione strutturale, ove il restauro suddetto non risulterebbe sufficiente a garantire la sicurezza delle fabbriche.
Il risanamento dei paramenti avverrà attraverso una sequenza di operazioni che comprende:
- pulitura manuale ed eventualmente meccanica del paramento con getto d’aria a pressione moderata;
- pulitura meccanica e chimica della vegetazione infestante e della patina biologica;
- stilatura dei giunti, previa scarificazione, se necessaria, con malta di calce e polvere di tufina;
- risarcimento di lesioni superficiali e profonde con malta di calce (aereo o idraulica) e polvere di tufo;
- integrazione di paramento con tecnica a scuci-cuci;
- consolidamenti superficiali di paramenti erosi o danneggiati mediante integrazione a spruzzo di sostanze organiche;
- protezione dei paramenti, ove necessaria, mediante scialbatura di latte di calce.
Le costruzioni, le murature di perimetrazione del confine, i muri a secco, la vegetazione, le corti irregolari sono tutti elementi caratterizzanti un insieme architettonico paesaggistico che, pur appartenendo al patrimonio storico minore, conserva il fascino e la suggestione di una civiltà che riusciva a trasformare il territorio conservando un perfetto equilibrio con l’ambiente.
L’insieme si manifesta come un’architettura che nasce primariamente dalle più essenziali esigenze di sussistenza, che ha subito nel tempo costanti mutazioni legate ad esigenze funzionali, in antitesi al patrimonio più nobile che contempla una più specifica ed unitaria progettualità.
Il valore riconosciuto di questi luoghi è legato a doppio filo con il territorio per ragioni molto pratiche. Il reperimento del materiale da costruzione delle cave a mare, l’ assecondamento della originale morfologia del territorio e la sua trasformazione all’ interno di un ciclo chiuso, hanno determinato un ancestrale e profondo rapporto tra costruito e paesaggio circostante, di fatto intuitivamente “percepibile” nella loro indissolubile unitarietà.
Gli indirizzi di tutela prescrivono il perseguimento di obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistico-ambientale che prevedono “la conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori e/o la mitigazione degli effetti negativi; massima cautela negli interventi di trasformazione del territorio”.
L’intervento soddisfa gli obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistico ambientale, in quanto prevede un restauro di tipo conservativo dei manufatti esistenti, la rimozione degli elementi detrattori rilevati e la salvaguardia e valorizzazione degli elementi caratterizzanti il contesto.
La nuova destinazione di tipo turistico - ricettivo proposta per il complesso è probabilmente la più compatibile con la migliore conservazione architettonico ambientale, in quanto si innesta in un contesto turisticamente attrezzato ed in fase di riqualificazione, dotato di spiagge, emergenze storico architettoniche di rilievo ed attrezzature varie di ristoro.
La filosofia di fondo che ha animato la proposta progettuale è quella di non tradire l’anima profonda di questi luoghi, indipendentemente dalle destinazioni finali e dai calcoli teorici di costi e benefici in termini economici. Il dialogo con l’identità si ritiene debba avvenire da una parte tramite un approccio estremamente conservativo e di riproposizione degli elementi degli elementi storicamente esistenti, dall’altra, laddove le esigenze del vivere richiedono nuove soluzioni, con la previsione di interventi che comunque possano dialogare con le caratteristiche dei luoghi.
Il progetto di rifunzionalizzazione prevede la realizzazione di n. 4 minialloggi, di cui tre nel lamione e uno nella torre. I piccoli corpi di fabbrica residui sono destinati ad ospitare le centrali impiantistiche ed i servizi dell’area piscina.
Tutti gli alloggi sono dotati di servizi igienici e zona cottura, e sono dimensionati e suddivisi in modo tale da raggiungere la massima compatibilità architettonica con l’esistente.
Al fine di evitare l’occultamento delle teorie di mangiatoie presenti nel lamione e di posizionare i servizi all’ interno del corpo di fabbrica, è prevista la realizzazione di una quinta muraria interna, opportunamente attrezzata sui due lati, che permette di non addossare arredi fissi agli elementi architettonici originari.
La parete, di spessore adeguato, ha un’altezza contenuta, quindi non interrompe la curvatura della volta e non inficia la spazialità originaria.
Il servizio igienico è coperto e diviso dall’angolo cucina da lastre di cristallo.
In linea con la filosofia di fondo precedentemente illustrata la proposta prevede:
- la corrispondenza delle cubature originarie anche per i volumi tecnici e gli spazi accessori;
- l’uso delle tecniche e dei materiali tradizionali del contesto territoriale e, ove possibile, il reimpiego di materiale architettonico di recupero;
- la mimetizzazione, con diverse soluzioni, degli elementi tecnologici;
- l’uso di elementi di arredo dal design essenziale per i servizi ed i nuovi inserimenti funzionali, in armonia con l’ascetico rigore delle architetture originarie.
La proposta prevede una gestione sostenibile della struttura, in parte attraverso il migliore utilizzo delle caratteristiche proprie delle fabbriche, in parte attraverso l’applicazione delle tecnologie “naturali” in grado di sostenerne in autonomia i consumi.
La grande inerzia termica delle murature e la ridotta dimensione delle aperture permette un basso apporto termico sia estivo che invernale. Si è pertanto evitata la previsione di nuove aperture sui prospetti, sia per la conservazione dell’assetto architettonico originario interno ed esterno, sia per evitare fattori di dispersione. Solo negli ambienti ricavati all’interno del lamione, al fine di garantire i necessari minimi parametri di illuminazione e ventilazione previsti dalle norme, sono state previste sottili aperture sul prospetto nord al di sopra delle mangiatoie, riproponendo una tipologia di varco di luce ed aria già presente nell’Abbazia di San Vito.
Il necessario benché minimo contributo termico estivo ed invernale per l’ottimizzazione del microclima interno, è ottenuto attraverso l’apporto di un impianto a pompa di calore modulare, totalmente mimetizzato, con diffusori occultati nelle mangiatoie e/o nelle nicchie presenti nelle murature ed opportunamente schermati.
E’ previsto inoltre il completo reimpiego delle acque meteoriche raccolte dalle coperture e dalle corti pavimentate, per gli scarichi idrici dei servizi, per le pulizie, per l’irrigazione e per l’alimentazione della piscina. Solo per i consumi eccedenti e per quelli potabili, si dovrebbe ricorrere all’ utilizzo dell’acqua pubblica.
Si ritiene utile sottolineare che la prevista pavimentazione delle corti in basole calcaree, posate a secco, con bordi accostati, ha come scopo principale di permettere la raccolta delle acque meteoriche, mantenendo filtrante la superficie complessiva pavimentata; cosi’ come le aperture sul prospetto nord sono necessarie per garantire il minimo di luminosita’ ed aerazione degli ambienti.
In sostanza sono state previste varianti necessarie ma “compatibili” con lo stato dei luoghi.
Gli interventi proposti in progetto per il recupero degli edifici comprendono il restauro e consolidamento dei paramenti murari e le opere di integrazione strutturale, ove il restauro suddetto non risulterebbe sufficiente a garantire la sicurezza delle fabbriche.
Il risanamento dei paramenti avverrà attraverso una sequenza di operazioni che comprende:
- pulitura manuale ed eventualmente meccanica del paramento con getto d’aria a pressione moderata;
- pulitura meccanica e chimica della vegetazione infestante e della patina biologica;
- stilatura dei giunti, previa scarificazione, se necessaria, con malta di calce e polvere di tufina;
- risarcimento di lesioni superficiali e profonde con malta di calce (aereo o idraulica) e polvere di tufo;
- integrazione di paramento con tecnica a scuci-cuci;
- consolidamenti superficiali di paramenti erosi o danneggiati mediante integrazione a spruzzo di sostanze organiche;
- protezione dei paramenti, ove necessaria, mediante scialbatura di latte di calce.